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Giorgio Tamaro è approdato al tennis da adulto, dopo aver praticato, a buon livello, in gioventù, il tennis da tavolo. Coniugando la passione per lo sport con le sue doti di organizzatore e con lo spirito di service che contraddistingue i rotariani, è sembrato  naturale, a tutti coloro che lo conoscono, che diventasse l'organizzatore del torneo rotariano di tennis che, dalle dimensioni interne al Club di appartenenza, si sono, via via, estese agli altri club della città, poi della provincia, poi della regione fino ad oltrepassare i confini nazionali. Durante la sua relazione, tenuta nel Club di Muggia il 20 febbraio 2008, Giorgio Tamaro ha voluto raccontare questi 15 anni di esperienza spesi al servizio di decine di Soci rotariani, che a motivo dell’agonismo, dell’ipo-ossigenazione che anche a causa dell’età media elevata, non tarda a manifestarsi in chi gareggia, insieme con la disomogeneità dei valori tecnici in campo, fa regredire maturi professionisti a ragazzini ingestibili. E’ con questa tipologia di atleti che Giorgio Tamaro si deve confrontare, in uno scenario in cui i famigliari contribuiscono con il loro tifo ad accentuare le rivalità e con le loro esigenze logistico-alimentari a complicare la vita di Giorgio Tamaro.

Ma per un professionista come lui non bastano queste difficoltà a far alzare la bandiera bianca. Anzi, è proprio quando il livello della difficoltà aumenta e si rischia il caos che emerge la personalità dell’organizzatore e dell’uomo. Ricorrendo alle sue doti persuasive e facendo richiamo alla delega ricevuta, le scelte che opera e le conseguenze che ne derivano, in termini di: abbinamenti, orari di gioco, criteri di formazione dei gironi, vengono fatti digerire, a volte con qualche trauma (non gioco più), anche ai più riottosi, mettendo, alla fine, tutti d’accordo. Su un punto, comunque, tutti sembrano sempre d’accordo fin dall’inizio: sul fatto che i criteri e le logiche che ispirano le scelte organizzative siano incomprensibili, al punto che gli amici, benevolmente, confidano alla “Fonte” delle loro gioie e dei loro dolori, che seppure non abbiano capito come, sono, tuttavia, convinti che Tamaro gli imbrogli. Giorgio, pur non condividendo questa affermazione, essendo, oltre che a lui stesso, nota a tutti la sua buona fede ed onestà, in fondo, si compiace di questa convinzione che, involontariamente, alimenta nei rotariani tennisti. Ma, in fondo, anche questo è servire. In fatti, non è forse d’aiuto all’atleta che perde il match, per la sua autostima, sapere che la sconfitta è derivata da una ingiustizia subita?  Una preoccupazione sembra, comunque, trasparire dall’esposizione di Tamaro, che il grado di animosità e di contestazione tra i Soci stia salendo un po’ troppo. Ciò emerge, non tanto dalle dimensioni del problema che presenta (la numerosità crescente dei partecipanti), ma dal fatto che sta cominciando a considerare la possibilità di ricorrere ad arbitri professionisti o quasi. Come d’altra parte non capirlo? Chi deve decidere se la palla è dentro o fuori si confronta con professionisti, abituati ad essere circondati da persone che non si permettono di contraddire le loro affermazioni. Immaginiamo, pertanto, facilmente la difficoltà di convincere il Socio rotariano, non particolarmente acuto di vista, quando decide che la palla che ha lanciato in campo avversario è dentro, che, in realtà, è fuori. Ma proprio per questo, forse, la soluzione dei problemi di questo tipo non sta nel ricorso ad arbitri professionisti; in fondo, Giorgio Tamaro lo sa e conosce già la soluzione del problema: oltre che al ricorso allo spirito rotariano, che alla fine, a volte, anche tardivamente ma, inevitabilmente, emerge e tutto aggiusta e supera, basta ricorrere all’arbitraggio femminile. Infatti, come l’affidamento della dirigenza del torneo ad un Socio donna si è rivelato scelta efficace per smorzare le animosità e favorire l’emergere della galanteria, che ogni rotariano possiede nel suo animo, il ricorso ad arbitri donna risolverebbe sicuramente il problema. Quale rotariano maschio tratterebbe una donna come un socio qualunque? Comunque, al di là di queste preoccupazioni, in Giorgio Tamaro prevale la soddisfazione di aver potuto offrire, in questi 15 anni, a oltre 70 Soci ed alle loro famiglie l’occasione di passare alcuni giorni insieme, cementando l’amicizia, consolidata dalla appartenenza e frequentazione del Rotary.
                                                                                                                          A cura di Renzo Carretta    

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