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 I crescenti bisogni di salute e assistenza della popolazione, e, in particolare, delle persone affette da patologie croniche, degli anziani, dei non autosufficienti, dei portatori di handicap, e le risposte che il mondo politico e la società civile possono e devono dare sono state l’oggetto della relazione tenuta dal Prof. Vladimir Kosic, Assessore Regionale alla salute e Protezione sociale http://www.regione.fvg.it , nel corso della conviviale del 18 novembre. 
Riorganizzazione dell'offerta della rete ospedaliera, istituzione di un'unica centrale operativa dell'emergenza, presa in carico integrata delle persone con malattie croniche e disabilità, ricerca di una maggiore efficienza complessiva del sistema sanitario e sociale attraverso l'adozione di criteri di gestione che consentano di eliminare inutili sovrapposizioni e favoriscano sinergie operative tra le aziende. Sono queste le quattro direttrici strategiche del progetto di Piano sanitario e sociosanitario regionale per il triennio 2010-2012, che intende, fornire il sostegno ai crescenti bisogni di salute.

Le risposte a qualsiasi genere di svantaggio devono essere ricercate in una logica di sistemi che sanno collaborare tra loro, mettendo in comune esperienze e professionalità. Pubblico e privato devono collaborare in stretto contatto fra loro per raggiungere il massimo risultato con l’impiego ottimale delle risorse, inevitabilmente limitate. La Regione sta riorganizzando il sistema socio-sanitario per garantire qualità, sicurezza, servizi efficienti e funzionali, e per recuperare, attraverso un riordino delle funzioni, risorse da reinvestire in servizi. Occorre far sì che il privato sociale - associazioni, cooperative - non rimanga in un ruolo di supplenza. Anche perché esso sa superare certe rigidità che caratterizzano il settore pubblico.
Nell'occasione l'assessore ha confermato che la spesa sociale della Regione nel bilancio 2010 beneficerà di un 5,4 per cento in più di risorse, nonostante la difficile situazione economica attuale.
I servizi sanitari e sociali in Friuli Venezia Giulia potranno complessivamente disporre, nel 2010, di 50 milioni di euro in più rispetto all'anno in corso, pari ad un incremento del 2%. In questo contesto la spesa sanitaria potrà crescere di circa l'1,7%, mentre la protezione sociale beneficerà di un incremento del 5,39%.
Queste risorse andranno principalmente all'abbattimento delle rette, al fondo per l'autonomia possibile, al fondo gravissimi (172 attualmente censiti in regione), per dare un sostegno concreto proprio a quel privato, famiglie in primo luogo, che sanno garantire assistenza anche il sabato e la domenica.
Parallelamente, il Piano sociosanitario 2010-2012 punta in maniera molto forte sull'integrazione tra servizi sanitari e assistenza, e crescente attenzione è dedicata proprio a favorire l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, anche qui in un'ottica di alleanze e progettualità da attuare congiuntamente con il mondo privato.
E', quindi, necessario recuperare risorse che consentano di dare risposte adeguate alla crescita dei bisogni, sapendo che in questa città si precorre il futuro della nazione e che il riordino della sanità regionale va fatto adattando i servizi alle reali necessità della popolazione. Un lavoro in cui può risultare utile l'apporto di associazioni private, capaci di unire le forze per ottenere maggiore attenzione da parte delle istituzioni ed in grado di dare le motivazioni adeguate al raggiungimento degli obiettivi comuni.
Ecco dunque che garantire maggiore qualità a fronte di un migliore impiego delle risorse è il filo conduttore della Proposta di Piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012. Occorre tenere in debita considerazione la sostenibilità complessiva delle scelte e non è più accettabile usare le risorse disponibili (soldi, strutture, personale) senza considerare le conseguenze a lungo termine.
Non è con la politica dei tagli che va raggiunto l'equilibrio, ma attraverso nuove modalità organizzative, in grado di accrescere l'efficienza del sistema nel suo complesso.
Un dato può aiutare a far comprendere quanto la razionalizzazione della spesa sia possibile e, dunque, debba essere perseguibile. A fronte di un fatturato complessivo pari a 820 milioni di euro, nel 2008, la rete ospedaliera regionale ha rilevato costi per 1.200 milioni di euro, al netto degli ammortamenti delle opere di realizzazione degli ospedali e degli acquisti di allestimenti e tecnologie.
A fronte di pari remunerazione tariffaria, è stato calcolato che strutture private convenzionate sono, invece, in grado di coprire i costi, inclusi quelli di investimento, realizzando profitto. Pur considerando le innegabili differenze tra pubblico e privato: per dimensioni organizzative, mix di produzione e presenza di attività non remunerata (per lo più l'emergenza), il divario fra costi e ricavi nel settore pubblico fa ritenere che vi sia spazio per possibili miglioramenti di efficienza.
In quale modo? La strada indicata dal Piano consiste nell'attuare politiche di integrazione interaziendale. Che si devono tradurre nella condivisione di attività amministrative quali procedure contabili e fiscali, acquisti, gestione di concorsi, sistemi per il trattamento economico e della formazione del personale. E' quel "terziario interno non caratteristico" sul quale i margini di miglioramento appaiono rilevanti, specie se si inizia a ragionare nella logica del "benchmarking" per misurare prodotti, servizi e prassi aziendali.
E', quello perseguito dal Piano, un autentico disegno di riforma del welfare sociosanitario, un primo deciso passo verso un approccio unitario e unificante delle politiche sanitarie e sociali, che parte da una rinnovata attenzione per disabili e malati cronici, ma che andrà esteso a tutti e a tutti i cicli della vita, garantendo integrazione effettiva tra servizi e continuità dell'assistenza.
Oltre a ricomporre, in un unico Fondo, le risorse pubbliche a disposizione, ma troppo frammentate, e a elencare con chiarezza, in un Catalogo, i diversi servizi che il Sistema sanitario e sociale saprà offrire, il Piano intende anche raccordare i percorsi di valutazione e presa in carico con quelli che accertano le condizioni di invalidità, anche ai fini dell'inserimento lavorativo.
Infine, si vuol ridefinire il sistema informativo sociosanitario regionale, riconducendo informazioni oggi frammentate, in un unico punto di raccolta, dando vita ad un fascicolo elettronico personale.
E', quello perseguito dal Piano, un autentico disegno di riforma del welfare sociosanitario, un primo deciso passo verso un approccio unitario e unificante delle politiche sanitarie e sociali, che parte da una rinnovata attenzione per disabili e malati cronici, ma che andrà esteso a tutti e a tutti i cicli della vita, garantendo integrazione effettiva tra servizi e continuità dell'assistenza.

 

 

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