L’acqua, il bene FONDAMENTALE per la vita di: uomini, animali e piante, è stato l’argomento sviluppato dall’Ing. Romanò, alla fine della conviviale del 17 febbraio. Ma, questa fonte di vita primordiale, l’elemento primo della creazione e l’ambiente in cui si è formata la vita nel pianeta, il costituente principale dell’essere umano, oggi è in pericolo.
Citando, come fonte, le Nazioni Unite (UNEP), il relatore ha fornito alcuni dati, utili per comprendere le dimensioni del problema. Il volume totale d'acqua sulla terra è di 1.4 miliardi di Km cubi. Il volume delle risorse d'acqua dolce è di 35 milioni di Km3, o il 2,5% del totale.
Di queste risorse d'acqua dolce, 24 milioni di Km cubi o il 68,9% è sotto forma di ghiaccio e di neve permanente in regioni di montagna, nelle regioni dell'Antartico e dell'Artico; 8 milioni di Km cubi o il 30% è situato sottoterra. Questo costituisce circa il 97% di tutta l'acqua dolce che potenzialmente può essere utilizzata dagli uomini. L'acqua dolce contenuta nei fiumi e nei laghi è di 105.000 Km cubi o lo 0,3% del totale dell'acqua dolce mondiale.
Il totale dell'acqua dolce disponibile per gli ecosistemi e per gli uomini è di 200.000 Km cubi d'acqua, che è l'1% di tutte le risorse d'acqua dolce e solo lo 0,01% di tutta l'acqua della terra.
Circa un miliardo e mezzo di persone dipendono dall'acqua sotterranea per l'acqua potabile; il totale delle acque sotterranee prelevate annualmente è stimato a 600-700 Km cubi, che rappresentano circa il 20% del totale dell'acqua prelevata.
Il ciclo mondiale dell'acqua e le stime di tempo residue delle risorse idriche, calcolano che ogni anno circa 502.800 km cubi di acqua evaporino da oceani e mari, il 90% di quest'acqua evaporata (458.000 km cubi) ritorna direttamente negli oceani, attraverso precipitazioni, mentre il restante (44.800 km cubi) cade sulla terra.
Si ritiene che l'acqua dolce disponibile per il consumo umano vari tra i 12.500 km cubi e i 14.000 km cubi per ogni anno. A causa della rapida crescita della popolazione della terra, la disponibilità pro capite è diminuita da 12.900 m cubi per anno, nel 1970, a 9.000 m cubi nel 1990 e meno di 7.000 m cubi, nel 2000. Si prevede che la disponibilità di acqua dolce continuerà a diminuire, arrivando a 5.100 m cubi pro capite, per anno, nel 2025. Questa quantità potrebbe risultare sufficiente a soddisfare i bisogni dell'intera popolazione mondiale, se fosse distribuita equamente. Ma molti Paesi dell'Africa, del medio oriente, dell'Asia orientale e alcuni Paesi dell'Europa dell'est hanno una disponibilità d'acqua molto più bassa della media e dei livelli di sussistenza. I Paesi, altamente popolati dell'Asia e dell'Africa, hanno una disponibilità, pro capite, annua, che va da 1.200 m cubi a 5.000 m cubi.
Si stima che per il 2025 circa 3,5 miliardi di persone rientreranno nella categoria di "water scarcity" con una disponibilità media, annua, di 1.700 m cubi pro capite.
L’acqua ha conosciuto un passato di norme, che ne ribadivano la sacralità e ne imponevano il rispetto. L’Italia, fino alla fine della II guerra mondiale, aveva confini che includevano le fonti dei fiumi che la solcavano. Isonzo e Timavo, dopo la fine della guerra, originano in territorio Sloveno. Ciò comporta una serie di problemi, per quanto riguarda l’inquinamento delle fonti di approvvigionamento idrico.
La tendenza attuale è di far passare l’idea che l’acqua è un bisogno e non diritto, differenza non affatto innocente….un diritto è inalienabile, è garantito dalle leggi, dagli stati…per un bisogno si paga.
I paesi ricchi consumano circa l’80% delle risorse idriche mondiali. In Italia, il 33% dell’acqua che passa nella rete idrica si disperde, a causa dei tubi “colabrodo”; si aggiungano le irrigazioni intensive (cereali e cotone); pro capite, in casa, abbiamo una media di 250 lt di acqua al giorno; siamo il paese, dopo gli USA, con il più alto consumo d’acqua, in agricoltura, rispetto alla produzione. Nel mondo, negli Stati Uniti sono 425 i litri disponibili” al giorno per persona, in Francia pro capite si rilevano 150 lt, ma in Madagascar si scende a 10 lt. La media mondiale, a persona, è stata fissata in mc 1700 all’anno.
Il fenomeno desertificazione interessa anche il bacino del Mediterraneo e la nostra penisola. Tra le altre cause, va considerata l'inevitabile pressione sugli ecosistemi naturali, derivante dall'esplosione demografica che c'è stata negli ultimi decenni e che ci si aspetta nel prossimo futuro: nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, infatti, si è passati dai 90 milioni di abitanti (all'inizio del secolo passato) agli attuali 300 milioni; secondo le previsioni più ottimistiche, si prevede di raggiungere quota 850 milioni entro il 2050.
Sulle cause della desertificazione si è dissertato a lungo. Sono molto complesse ma si possono raggruppare in due grandi classi: antropogeniche e naturali.
Le cause antropogeniche più importanti sono: il sovra-pascolamento, che comporta una riduzione della copertura vegetale e una compattazione e rimozione di suolo; l'agricoltura intensiva e irrigua che prevede lavorazioni meccaniche del suolo, realizzate spesso non in accordo con un uso sostenibile delle terre e che si avvale di un utilizzo spesso eccessivo di agro-chimici (fertilizzanti, pesticidi, regolatori di crescita, ecc.); i disboscamenti e il degrado della copertura vegetale; gli incendi; l'inquinamento, sia dell'aria che dei suoli; la salinizzazione, fenomeno molto complesso, che interessa gran parte delle superfici agricole dove da decenni si pratica l'agricoltura intensiva; le discariche e le attività estrattive; l'aumento dell'uso e l'uso irrazionale delle risorse idriche; lo sviluppo, spesso anarchico e disorganizzato, del turismo.
Le principali cause naturali invece sono: i cambiamenti climatici, i quali, peraltro, sono in larga parte dovuti ad attività antropogeniche; le eruzioni vulcaniche.
A livello internazionale, esiste, tuttora, una controversia sul fatto che la desertificazione sia effettivamente un'emergenza ambientale o, piuttosto, un mito globale. A favore di questa seconda ipotesi, si schierano numerosi studiosi e scienziati, anche molto autorevoli, i quali, anche basandosi sulle informazioni provenienti dai satelliti, che evidenziano un ritiro di molte aree desertiche (per esempio nel Sahara o in alcune parti dell'Australia), sostengono che la desertificazione è un fenomeno ciclico, naturale. Richiamandosi a queste opinioni, alla fine della relazione, l’intervento del Socio Mauro Graziani ha voluto riportare un po’ di ottimismo e speranza nell’auditorio. Appellandosi alle risorse della scienza, in particolare alle prospettive aperte dallo sviluppo, in agricoltura, degli OGM, ha ricordato che le piante geneticamente modificate saranno in grado di fornire grandi quantità di prodotti, a fronte di un limitato consumo di acqua.