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 La storia della Protezione Civile Regionale, del Friuli Venezia Giulia, iniziata in uno dei momenti più bui della storia della nostra regione: il terremoto del 6 maggio del 1976, è stata raccontata dal suo Direttore il Dr. Guglielmo Berlasso, in occasione della conviviale del 3 marzo scorso. In quella dolorosa emergenza, la voglia di fare, “di dare una mano”, di migliaia di persone, permise di mettere in moto quella “macchina” della solidarietà, su cui si è fondato tutto l’impegno per promuovere la ricostruzione. Nello stesso tempo, quella esperienza rese evidente la necessità di un coordinamento di quelle forze che si rendevano disponibili, in modo da fornire loro un adeguato supporto di mezzi e di organizzazione, per renderne massima l’efficienza. Fu così che, nel dicembre 1986,  la legge n 64 della Regione FVG, prima in Italia, istituì la Protezione Civile Regionale, un Sistema formato da varie componenti: Enti Locali (Comuni e Provincia), Volontariato, Forze Armate (Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco) ed Istituzioni Sanitarie, che operano in stretto contato con le Prefetture, che, a loro volta,  coordinano le forze dello Stato. Questa struttura, si occupa 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, di protezione civile e non solo nelle emergenze, ma  garantisce l’efficacia e l’efficienza del funzionamento dell’intero sistema regionale, in qualsiasi momento.

In questo sistema, il Comune è identificato come Ente di base dell’organizzazione. Ma, nel contempo, il volontariato viene riconosciuto come risorsa essenziale del Sistema, che deve essere strutturata e non lasciata all’improvvisazione, sulla base di spinte emozionali. Ciò significa che gli operatori sono soggetti ben definiti, tutelati da garanzie assicurative, preparati tramite la formazione e dotati di mezzi ed attrezzature e, soprattutto, abituati a collaborare, non solo in emergenza, ma anche in tempo di “pace”. Attualmente, i volontari di protezione civile, nella nostra regione, sono circa 10.000, di cui 8.000, circa, appartenenti ai 219 Gruppi comunali e 2.000 alle Associazioni di volontariato di protezione civile.
Sebbene le azioni di protezione civile non siano facilmente sintetizzabili, per la loro connaturata varietà e variabilità, esse possono essere raggruppate in quattro grandi gruppi: 1) azioni di previsione: sono azioni a contenuto, prevalentemente, scientifico, in quanto dirette allo studio ed alla individuazione delle cause degli eventi calamitosi ed alla determinazione dei rischi, incidenti su un determinato territorio, anche in relazione alla probabilità del loro verificarsi, in un arco temporale determinato; 2) azioni di prevenzione: sono azioni che, partendo dalle conoscenze acquisite, a seguito delle azioni di previsione, consistono nelle attività tecniche, finalizzate ad evitare o ridurre il prodursi di danni, a seguito degli eventi calamitosi; 3) azioni di soccorso: sono azioni volte a garantire alle popolazioni, colpite dagli eventi calamitosi, ogni forma di prima assistenza, nonché a contenere l’impatto e gli effetti degli eventi stessi; 4) azioni di superamento dell’emergenza: sono azioni volte al ripristino delle situazioni di normalità, nel post-evento, ossia interventi diretti a consentire, nel più breve tempo possibile, la ripresa delle normali condizioni di vita delle popolazioni. Fanno parte di questa tipologia di azioni, a titolo esemplificativo, gli interventi tecnici di messa in sicurezza del territorio e le attività volte all’assegnazione di contributi a privati ed imprese, a titolo di ristoro dei danni. La Protezione civile interviene solo in casi connotati da straordinarietà, in quanto l’ordinaria gestione del territorio è affidata all’attività degli enti locali.
Il dr. Berlasso ha, poi, illustrato, rapidamente, i capisaldi dell’organizzazione, a cominciare dalla centrale operativa di Palmanova, in cui lavora un gruppo di ricercatori, dotati di risorse tecnologiche di primo livello, in grado di attrarre altri giovani ricercatori. La centrale gestisce la rete di telecomunicazioni, che permette il costante contatto, con tutti gli operatori in campo, la raccolta dei dati dal territorio, rilevati dalle reti di sensori (idrometri, telecamere, sensori di movimento frane, radar, postazioni meteo, sismografi) ed il coordinamento con la Protezione Civile Nazionale. Ha, poi, ricordato che, grazie alla tecnologia avanzata, tutto il territorio regionale è stato mappato attraverso la fotografia area da elicottero e con il ricorso a “laser scan”. Il centro di calcolo, con 120 server, gestisce queste immagini, permettendo molteplici processi di analisi, in caso di necessità, con particolare riferimento ai movimenti franosi. Infine, il Dr. Berlasso ha ricordato le migliaia di interventi effettuati e i milioni di euro investiti, per il ripristino di opere distrutte dalle calamità, in una regione a forte rischio sismico ed alluvionale e gli interventi compiuti sul territorio nazionale, con particolare riferimento al recente terremoto in Abruzzo, dove la Protezione Civile Regionale ha costruito 36 tendopoli e realizzato il villaggio Friuli Venezia Giulia, costituito da abitazioni antisismiche, complete di arredi.  

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