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Per chi ama la propria città, ascoltare le impressioni di un illustre ed autorevole “nuovo venuto” è sempre motivo di interesse e fonte di una certa apprensione. In fondo, ci si sente un po’ sotto esame. E’ quanto avvertito, almeno da alcuni Soci, in occasione della visita del Vescovo di Trieste, Mons. Gianpaolo Crepaldi, al Rotary Club di Muggia, il 21 aprile 2010. Con molta sensibilità, tatto e diplomazia, coniugati ad un accattivante “humor”, Mons Crepaldi ha raccontato le sue impressioni sulla città, attraverso le tappe più significative delle sue visite ai luoghi più rappresentativi di Trieste. Molte sono le cose dette, ma ancor più numerose sono state quelle che ha lasciato capire, in un sottile equilibrio fra la consapevolezza delle difficoltà che la Chiesa incontra a Trieste, nel recitare un ruolo di primo piano nella vita civile, e la speranza di riuscire ad incidere più profondamente nella vita sociale e spirituale di una comunità, peraltro ricca di cultura, di sensibilità civile e di umanità. Il suo viaggio è cominciato da San Giusto, che come il Vescovo ha ricordato, era un soldato, che ha coronato con il martirio il suo percorso di fede. Proprio a San Giusto, Mons. Crepaldi ha conosciuto uno degli aspetti più caratterizzanti della città: la sua sete di cultura e l’interesse per tutto quanto l’arricchisce. Ne ha dato prova l’elevato afflusso di pubblico alle manifestazioni che Egli ha organizzato durante la quaresima, centrate sul tema della fede e trattate da illustri relatori quali Susanna Tamaro.

Il monastero di San Cipriano e quello di Montuzza sono state le tappe del percorso spirituale che la città offre ai più attenti ai bisogni dello spirito e del corpo, dato che suore e monaci dedicano la loro vita alla preghiera ed all’aiuto dei poveri. Ma l’impatto più duro, con le forze della natura che, periodicamente, visitano Trieste, il Vescovo lo ha avuto celebrando, in febbraio, la giornata del ricordo, presso la foiba di Basovizza, in una giornata di neve e bora, che accomuna Trieste alla steppa siberiana. Il riferimento a quel giorno, è servito per un richiamo a non dimenticare la storia, ma a condividere i fini fra popoli vicini. In tal modo, la parola confini viene letta nel suo più stretto significato etimologico: fini comuni, piuttosto che limite demarcante e divisorio di due culture. E dialogo aperto è anche con le comunità cristiane serbo-ortodossa e greco-ortodossa. Queste comunità non devono perdere la loro identità, poiché il dialogo è possibile solo fra entità definite, il cui profilo sia nettamente individuabile. Una nota positiva è stata riservata, da Mons. Crepaldi, all’ospedale della città, che Egli ha paragonato al Bambin Gesù di Roma, uno dei migliori ospedali della città eterna. Richiamandosi alla professionalità degli operatori, il presule ha voluto sottolineare, come solo l’intelligenza, collegata all’amore, sia efficace, mentre l’intelligenza senza amore è freddezza ed aridità di sentimenti.   
Avviandosi alla conclusione, il vescovo ha voluto prendere spunto dalla sua visita effettuata al porto, in occasione della barcolana, per rivolgere un chiaro invito ed un forte sprone alle forze migliori della città, ai politici ed agli amministratori, perché mettano tutto il loro impegno, per il rilancio di una città dalle potenzialità notevoli, compresse ed annullate da discordie e da veti incrociati.     

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