Le difficoltà di un imprenditore edile, che vuole investire denaro ed energie, per costruire un villaggio turistico, nella ex cava di Sisitiana, sono state l’argomento della conviviale del 23 giugno scorso. Relatore è stato il Dr. Cesare Bulfon, il fiduciario e portavoce della proprietà, responsabile dell’attuazione del progetto di valorizzazione turistica del comprensorio della Baia di Sistiana, che, da anni, lavora sul posto.
Sono passati più di 35 anni, dal primo, fallito, tentativo di costruire, nella roccia, alberghi, firmati Renzo Piano, 15 dall’arrivo della nuova proprietà, dell’industriale mantovano Carlo Dodi, 10 di ferocissime battaglie: d’opinione e legali fra proprietà, Comune e ambientalisti, per un progetto che prevede 122 mila metri cubi di case turistiche e una darsena - scavata nella linea di costa - per un centinaio di barche.
Ci sono tutte le autorizzazioni possibili e immaginabili, il progetto delle casette, finto-marinaro, è stato modificato e le costruzioni saranno in pietra locale, o intonacate secondo un piano-colore. In mezzo è stato scavato un “canyon” (lo chiamano proprio così), per sistemarvi ascensori “obliqui”.
Uno studio, sul microclima, ha permesso di evidenziare i limiti di un habitat che, originariamente, risulta invivibile, essendo costituito da un anfiteatro di nuda roccia, che, d’estate, infuocata dal sole, rende le temperature simili a quelle di un altoforno. Nel contempo, però, gli esperti hanno saputo indicare le soluzioni, per ovviare a questi inconvenienti. Stiamo rimettendo la vegetazione - spiega il Dr. Bulfon -; abbiamo piantato oltre 14 mila piante, sulla cima del costone e più giù, scavando buchi e mettendo la terra. L’ingresso dell’acqua, nella darsena artificiale, ricavata scavando la base della cava, fino ad oltre 4 metri, sotto il livello del mare, per un equivalente di più di un milione di metri cubi di roccia, farà il resto, per ridurre gli effetti del riverbero delle rocce.
Le costruzioni saranno a bassissimo dispendio energetico, pannelli solari e refrigerazione geotermica, cioè, pescando l’acqua fredda sotto terra.
I 230 mila metri quadrati di roccia sono, adesso, già scavati, tagliati e ridisegnati. La vecchia cava è diventata un fondale arrotondato e scende, a maxi-gradoni, verso la base: è il guscio delle abitazioni “vista mare”, su un dislivello di 82 metri, che verranno ricoperte di vegetazione e mimetizzante.
Il “paradiso” sul golfo, che ha attraversato non si sa più quanti ricorsi: al Tar, ai tribunali, alla Corte europea, ha dilaniato amministrazioni e sindaci, prosciugato le casse del Wwf, il più tosto avversario, turbato politici e soprintendenti, impegnato Regione e ministeri, sta crescendo di giorno in giorno.
Oggi, ci sono tutte le autorizzazioni possibili e immaginabili, il progetto delle casette finto-marinaro è stato modificato e migliorato, rispetto alla prima versione; il numero delle costruzioni è stato ridotto del 60%; i 122.000 metri cubi di edificato, pari a 350-400 unità recettive, i 3 alberghi, i 100 posti barca, nel 2013, saranno pronti. Sia chiaro che, in un posto di tale straordinaria bellezza, faremo, dice il Dr. Bulfon, ogni cosa, secondo la filosofia del ”turismo di quinta generazione”, cioè un intervento che si inserisca nell’ambiente, ricordandone la tipologia: le case in pietra locale, i parcheggi tutti interrati, una sola via percorribile dalle auto, accesso libero a tutti i cittadini (purché a piedi), nuove spiagge, un centro termale e di benessere. La parte alta, della parete della ex cava, non verrà toccata, resterà naturale.
Il cantiere, nelle sue varie fasi, non impiegherà mai meno di 300 operai e mediamente darà lavoro a circa 400 persone. Altre 200 troveranno impiego nell’indotto che non sarà poco, perché, vorrei dire, ha concluso il relatore, ci siamo condannati all’eccellenza: le finiture saranno di pregio, perché in uno scenario naturale così incomparabile non c’è altra scelta, davvero.