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Lo sviluppo economico di Trieste è stato l'argomento della conversazione tenuta dal Presidente della Camera di Commercio di Trieste http://www.ts.camcom.it/ Antonio Paoletti, nel corso della conviviale del 7 luglio scorso. L'andamento economico mostra una Trieste che non si è sottratta alla crisi, ma che ne è stata investita, apparentemente con meno forza. La struttura, prevalentemente terziaria, ha funzionato da paracadute, con alcuni segnali, particolarmente incoraggianti, nel settore dei servizi alla persona il cui nuovo sviluppo è probabilmente legato alla relativa stabilità economica dei ceti garantiti, come pensionati e lavoratori del settore pubblico.
L'ossatura economica della provincia è data dalle nostre piccole e microimprese, in particolare artigiane e del terziario, che rappresentano la componente prevalente, in settori chiave dell'economica come il manifatturiero e i trasporti.
E' un aspetto importante: se Trieste è riuscita ad evitare uno smottamento del suo tessuto produttivo lo deve alle tante piccole e soprattutto microimprese, che hanno continuano a operare in una situazione che prima la stretta di Basilea e poi l'esplodere della crisi hanno reso difficile.
Gli indici di sofferenza, che erano contenuti fino al 2009, stanno però mostrando dei segnali preoccupanti nella prima parte del 2010. Esiste un problema creditizio per le imprese che si sta manifestando come in una sorta di effetto ritardato della crisi.

Un problema a cui il tessuto economico terziario sta cercando di reagire, come dimostra l'aumento delle società di capitale rispetto alle individuali e, soprattutto, la ricerca di nuovi mercati.
Ci sono dei dati positivi e importanti che riguardano l'export delle imprese triestine che la Camera di Commercio giudica lusinghieri, per lo sforzo che sta conducendo con l'Azienda speciale Aries in direzione dell'internazionalizzazione. Dati che sono sorprendenti, se non conoscessimo qual è l'intensità del lavoro che portiamo avanti ogni giorno.
C'è, dunque, un export che dà buoni segnali e c'è un problema di accesso al credito, che si mostra in maniera più preoccupante. Dobbiamo dare risposte forti a questo problema, prima che si manifesti in modo dirompente.
La Camera ha fatto la sua parte e continuerà a farla: l'ha fatta subito, alle prime avvisaglie della crisi, con iniezioni finanziarie al sistema “Confidi”, iniezione che si è ripetuta qualche settimana fa, con un intervento sui Consorzi di garanzia di 1 milione di euro, deliberato dalla Giunta camerale. Ma, sentiamo che dobbiamo fare di più: nelle prossime settimane, lanceremo un numero verde, per dare assistenza alle imprese in difficoltà, offrendo loro un supporto gratuito a 360 gradi, corredato anche di consulenza psicologica. E' una novità che riteniamo molto importante e i cui dettagli saranno resi noti nel prossimo numero di Trieste Economica, la rivista trimestrale che avrà, non a caso, un dossier proprio sul problema dell'accesso al credito.
 Se il terziario tiene e va sostenuto, i grafici ci dicono che l'industria continua a flettere, anche se il calo di imprese industriali, che si è verificato a Trieste, è inferiore rispetto alla media nazionale e regionale. Non è un aspetto che può consolarci, soprattutto perché riguarda settori dinamici come: la chimica e la metallurgia e, soprattutto, perché partiamo già da un settore industriale tradizionalmente poco sviluppato. L'85% del valore aggiunto dell'economia triestina è dato, del resto, proprio dal terziario.
Ho parlato delle azioni condotte a favore dell'internazionalizzazione e dell'accesso al credito, che sono azioni necessarie, ma che - di nuovo - da sole non bastano. Trieste ha bisogno di rafforzare la sua strategia, più generale, con progetti che possano dare respiro all'economia, nel suo complesso, e che investano i settori strategici. Tra questi, sono decisivi i trasporti e la logistica, la scienza e il turismo.
Comincio da quest'ultimo, per ricordare che il Parco del Mare è un progetto che offre una nuova opportunità di forte puntello al turismo che, ricordo, ha visto solo Trieste crescere tra le province del Friuli Venezia Giulia, nell'anno orribile della crisi.
Un progetto grande ma, al tempo stesso, compatibile sotto tutti i profili, urbanistico e finanziario compreso. Non aggiungo osservazioni già fatte nei giorni scorsi.
Sul versante della portualità e della logistica, c'è un altro grande progetto di ampio respiro ed è la piastra logistica, proposta da Unicredit, che vedrebbe convergere progettualità e capitali intorno al polo Trieste - Monfalcone. Un'occasione che non ha precedenti e che non si ripeterà e che dobbiamo coltivare con realismo- ma anche con determinazione, evitando che voli via con le prime difficoltà e con le prime obiezioni.
Infine- la città della scienza e della tecnologia- che può dare molto di più allo sviluppo della città. E' questa la vera grande sfida dei prossimi anni.
La Camera di Commercio sta lavorando- da tempo- al progetto di una Silicon Valley, che sappia coniugare la presenza record di ricercatori e di strutture di ricerca, con la dimensione spiccatamente internazionale della sua impresa. E' una sfida in cui crediamo e che segnerà la massima concentrazione di forze.
Nessuna iniezione di credito, nessun ammortizzatore sociale, nessuna medicina può essere efficace, se Trieste non saprà liberare, nei prossimi anni, grandi progetti.
Attenzione, però, all'effetto psicologico delle occasioni perdute: la credibilità della classe dirigente della città si gioca sulla capacità di evitare, che Trieste ricada in quella sconfitta e in quel fatalismo, contro cui le imprese ogni giorno combattono, nei fatti, con coraggio e con capacità di rischio.

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