I MEDICI, FISICI ED IL CHIRURGO SONO “ salariati dal pubblico e sono tenuti a medicar con somma fede e diligenza,e senza alcun premio tutti li cittadini, ed abitanti della città e del territorio di Trieste ; e debbano ogni giorno visitar gli ammalati e denoncieranno al banco dé maleficj i feriti con effusion di sangue….”
• I CAVALIERI DELLA COMUNITA” che siano obbligati ad investigare con diligenza, quelli che buttano, spargono o tengono acqua puzzolente, sordidezza e immondizia”
• IGIENE AMBIENTALE “. . proibito lavare panni appresso qualche pozzo o fontana la cui acqua si adoperi per il bevere degli uomini”
In un epoca in cui le conoscenze scientifiche erano ridottissime, ed alcune norme non sono sempre seguite neanche oggi….
Agli inizi del ‘900, in Europa, 160 bambini su 1000 morivano di una malattia infettiva prima dei cinque anni di vita.
Questo quadro grave si è modificato soprattutto grazie alle vaccinazioni di massa (vaiolo, polio, difterite, influenza, morbillo), abbinate ad altri fattori decisivi come la nascita della moderna epidemiologia, il miglioramento generale delle condizioni di vita (salubrità delle abitazioni, igiene degli alimenti, acqua potabile, smaltimento dei liquami) e le migliorate conoscenze mediche.
Nel 1796, Jenner osservò in modo geniale che le mungitrici si ammalavano meno di vaiolo umano, rispetto alla popolazione generale.
Seguì la diffusione della vaccinazione antivaiolosa con virus “vaccino” in tutto il mondo e a seguire nel 1805 Napoleone dispose la vaccinazione dell’Armèe.
Le prime strategie vaccinali di massa, infatti, furono adottate in campo militare, poiché le epidemie uccidevano più soldati delle battaglie e furono i medici napoleonici ad intuire l'enorme potenzialità dei vaccini.
La nascita dell’epidemiologia con John Snow durante l’epidemia di colera del 1832, a Londra, determinò la fine delle superstizioni, dei rimedi magici e delle teorie sui miasmi, introducendo il concetto della trasmissione oro – fecale, 30 anni prima che Koch individuasse i Vibrioni del colera. Capì, ad esempio, che i birrai non si ammalavano perché non bevevano l’acqua del Tamigi, oppure che l’alta marea alla foce riportava indietro i liquami lungo il fiume, in una sorta di avanti e indietro, contaminando l’approvvigionamento idrico.
Naturalmente sono migliorate, anche, le condizioni di vita, di lavoro, l’igiene degli alimenti e i progressi della medicina preventiva e terapeutica sono diventati incalzanti.
Si pensi a Semmelweiss, che in pratica fu guardato con sospetto dai colleghi contemporanei perché disse che era necessario lavarsi accuratamente le mani dopo aver eseguito un’autopsia e prima di assistere una partoriente, o alla geniale e casuale scoperta della penicillina da parte di Fleming, con la nascita della terapia antibiotica
Ci sono, però nuove sfide all’orizzonte causate soprattutto dal grande incremento demografico del genere umano, dalla velocità degli spostamenti e dai cambiamenti climatici….
L’epidemia della SARS, del 2003, l’influenza aviaria del 2005, la pandemia “suina” del 2009, oppure il problema legato ai vettori come la zanzara tigre già presente da anni alle nostre latitudini, possibile veicolo di malattie virali tropicali (Dengue, Filariosi, Chikungunya ecc.)
In Italia, la lotta alle principali malattie dell’età pediatrica si è definita nel corso degli anni con l’introduzione dell’obbligatorietà di alcune vaccinazioni: nel 1939, l’obbligatorietà della vaccinazione antidifterica, nel 1966 quella della vaccinazione antipoliomielitica, nel 1968 quella contro il tetano e nel 1991 la vaccinazione contro l’epatite B, ma anche la promozione di
vaccinazioni raccomandate come quella contro il morbillo, la rosolia, il papilloma virus o l’influenza.
Infatti, tutte le strategie di contenimento ed eliminazione delle malattie infettive accanto alle misure di carattere igienico sanitario generale, prevedono lo sviluppo di campagne di vaccinazione di massa o selettive.
Nel mondo invece l’obiettivo, prima di eliminazione e quindi di eradicazione della Poliomielite, è stato perseguito dalla Rotary Foundation assieme all’OMS fin dal 1985, attraverso i programmi Polio Plus ed End Polio Now.
Ora rimangono solo alcune nazioni dove la polio è endemica: la Nigeria, l’India, il Pakistan e l’Afganistan.
Dalle antiche Cronache di Trieste (Statuti e Comentarii) si può desumere che la città fu sconvolta da terribili pestilenze (probabilmente peste e colera, ma non solo) alla fine del 1400, nel 1510 e nel 1601.
Sono epidemie che coincidono con quelle europee dell’epoca.
L’epidemia del 1600, in particolare, ridusse la popolazione da 6.000 abitanti a 4.500. Non si sa se si trattasse realmente di epidemie influenzali ma anche solo l’ipotesi che una di queste lo fosse è molto affascinante
L'influenza costituisce un importante problema di salute pubblica a causa della contagiosità e diffusibilità e per la presenza di possibili gravi complicanze (polmoniti e miocarditi).
Rappresenta nei paesi industrializzati una delle principali cause di morte per malattia infettiva, immediatamente dopo l'AIDS e TBC.
Si ammalano di più i bambini, però le complicazioni sono soprattutto a carico delle persone anziane e di particolari gruppi a rischio.
Il tasso d'attacco (percentuale di persone che si ammalano) può variare dal 5 al 30%.
L’epidemie stagionali possono periodicamente essere alternate a delle pandemie (la Spagnola nel 1918, l’Asiatica nel 1957, la Hong Kong nel 1968 e ala cosiddetta “Suina” nel 2009) caratterizzate da più ondate epidemiche e da elevata mortalità, cose che per la “Suina” non si sono verificate.
La pandemia più devastante è sicuramente stata la “Spagnola”, con milioni di morti, tanto da suscitare il dubbio, nei ricercatori dei giorni nostri, che non si trattasse effettivamente di influenza.
Proprio per risolvere questo dubbio la paleopatologa Kirsty Duncan nel 1998 eseguì dei prelievi su salme di minatori norvegesi sepolte nel permafrost, e deceduti nel 1918 nelle isole Svalbard.
Lo scopo era quello di isolare il virus della “Spagnola”, anche danneggiato, e mappare il genoma o quello che ne restava per capire se si era trattato veramente di un virus influenzale.
Il risultato fu deludente, ma altri ricercatori ebbero più fortuna e sembra si sia trattato effettivamente di un virus influenzale aviario.
La vaccinazione rappresenta il principale strumento disponibile per prevenire l'influenza.
L’evidenza scientifica, dimostra che la vaccinazione è in grado di prevenire la sindrome influenzale in circa il 70%-90% degli adulti sani vaccinati, riducendo il rischio di ospedalizzazione , mentre nei soggetti più anziani la vaccinazione è efficace soprattutto nel ridurre la gravità della malattia.
Anche nei casi in cui il vaccino non si rivela completamente efficace, conserva la capacità di rendere l’influenza meno pesante e le complicanze meno probabili.
La vaccinazione rappresenta il metodo più efficace e sicuro per prevenire la malattia e le sue complicanze.
Le modalità di azione sono duplici: protezione individuale, la vaccinazione è finalizzata alla prevenzione delle complicanze della malattia e la protezione collettiva, si riduce il numero dei soggetti ammalati, e si rallenta la diffusione e la circolazione del virus.
La trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie.
Per questo una buona igiene delle mani è importante nel limitare la diffusione dell’influenza.
In conclusione, con l’eccezione della potabilizzazione dell’acqua, non esiste nessuno strumento, come le vaccinazioni, neppure gli antibiotici, che abbia avuto un maggiore effetto sulla riduzione della mortalità e quindi sulla crescita della popolazione”
( Plotkin, 1994 )
Fulvio Zorzut