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Giacomo Casanova non c’è più ed un medico per occuparsi di un paziente deve conoscere ovviamente la persona ed occuparsi della sua cartella clinica. Tutto ciò viene sostituito dalla sua autobiografia, la più importante del 1700, anche se in parte romanzata.
Inoltre, si sa, è ormai obbligatorio il consenso informato del paziente. Questo viene concesso quando Giacomo, in preda a dubbi e rimorsi per avere avuto un interesse sessuale per la figlia di un suo fratello, dice “lascio a medici fisici più dotti di me l’interpretazione di quanto mi accade”.
Detto fatto. Con questi due elementi: autobiografia-storia clinica e consenso informato, Guido Cristofori, neuropsichiatra e medico appasionato di storia, può occuparsi delle condizioni cliniche di Giacomo Casanova.
Il paziente scrive “l’Historie de ma vie” negli ultimi anni della sua vita, ignorando i primi suoi otto anni, e questo è il primo quesito, un silenzio forse anche dovuto ad un meccanismo psicologico di rimozione verso la madre che lo aveva in fondo abbandonato per seguire la sua carriera di attrice-ballerina.     continua

Dal punto di vista medico, accusò varie patologie, dalle epistassi recidivanti nei primi anni di vita, al vaiolo a quattordici anni, trasmesso dal suo primo giovane amore, a numerose malattie sessuali (almeno 8) tra gonorrea e lue “le mie ferite da guerra”, a patologie che ora diremmo di interesse chirurgico come una fistola rettale e ferite da taglio occorse in duelli.
Di particolare interesse la sua cefalea ed emicrania, esordita a diciotto anni, con episodio di aura visiva e che coprì un ventennio della sua vita, così ben descritte da poterle tuttora inserire nelle classificazioni cliniche internazionali.
Noto per essere un grande libertino, si dovrebbe dire libidinoso dal nostro dizionario, per la reiterazione del pensiero e del disturbo sessuale, fu almeno altrettanto uomo di cultura, eclettico per studi medici, musicali, religiosi, storici, forensi, spesso senza portare a termine gli approfondimenti in questi settori.
Fu un grande viaggiatore dell’Europa del tempo, cambiando lavori, attività ed interessi, sempre con fretta ed instabilità caratteriale e con un interesse particolare verso i notabili del posto, i potenti, i regnanti, i nobili. Essendo figlio soltanto di un occhialaio e di una ballerina (vera donna in carriera) si appropriò di un titolo nobiliare per non sfigurare in certi ambienti, facendosi chiamare “Cavaliere di Seingalt”.
Personifica la vera definizione dell’edonismo: piacere sessuale più piacere alimentare. Descrive persone, abiti, modi di comportamento, alimenti, mezzi di comunicazione; poco invece i paesaggi e le città attraversate.
Eccede nel comunicare, di volta in volta, la bioumoralità del nostro corpo, dalle lacrime al sudore, all’allattamento, al sangue, alle secrezioni sessuali.
Fedele interprete del “Carpe diem”, rifugge da ogni forma di responsabilità continuativa che sia il lavoro, soprattutto se faticoso; il matrimonio, con mille scuse, alcune del tutto attuali; la famiglia, la crescita dei figli (almeno cinque da madri diverse) visti come “bandiere” della sua fecondità e con unico parziale impegno relativo al loro mantenimento economico.
Dal punto di vista psichiatrico è evidente una Dipendenza dal sesso in tutte le sue forme, con privilegio per la dominanza maschile eterosessuale sulla femmina, con una certa ritrosia per l’omosessualità ma solo maschile; ed una Dipendenza dal gioco (d’azzardo) fonte perenne di reddito ma anche di disgrazie, tanto da restare più volte senza uno zecchino e ricorrendo ripetutamente, finchè furono in vita, ai suoi tre vecchi tutori veneziani.
Ma, con evidenti radici nella sua famiglia e nella sua infanzia, ci permette di delineare progressivamente un Disturbo della personalità e del comportamento (secondo i canoni mondiali del DSM) con tratti istrionici, egocentrici e soprattutto narcisistici.
La cultura, l’intelligenza, la capacità suadente di coinvolgimento del lettore, compreso il suo medico, non lo fanno diventare eccessivamente antipatico, anzi, la presa di coscienza negli anni del suo decadimento più fisico che mentale, svelano un’umanità ed un’affettività per troppi anni nascosta, ad esempio quando scrive “…l’ultima mia cortigiana fu la lettura”.
Quindi, cogliendo un interesse del paziente ad essere aiutato da dotti degli argomenti e dei disturbi esposti, introdotta una psicologa alla conscenza di Giacomo, diamo la disponibilità a seguire Giacomo Casanova, veneziano, Cavaliere di Seingalt, finchè…Dio vorrà.

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