Quali sono le cause della grave crisi economica in cui ci dibattiamo, ormai da tre anni? Alla domanda ha cercato di dare risposta l’onorevole Roberto Antonione, in occasione della partecipazione alla conviviale del 7 settembre scorso. Ma, a dire il vero, la risposta, è venuta immediata: non si sa. Nella sua semplicità, questa constatazione, sottolinea l’onestà dell’uomo, nel mentre giustifica le preoccupazioni non solo dei cittadini, ma anche dei politici. In passato, abbiamo vissuto situazioni simili e, forse, per certi versi, anche più difficili; ma in quei casi, era possibile ricondurre la spiegazione a situazioni contingenti, chiaramente individuabili e transitorie. E’ il caso delle crisi petrolifera del 1973, durante la guerra del Kippur o dell’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Ma l’attuale crisi non sembra potersi far risalire allo scoppio della bolla speculativa del 2008. Troppo numerose sono i Paesi, le cui economie sono in grave difficoltà. Continua
Oltre gli Stati Uniti, è la Grecia ad essere in forte sofferenza e con essa la Spagna, il Portogallo e l’Italia. Perciò, è necessario cercare altrove le spiegazioni della situazione attuale. La globalizzazione sicuramente è una realtà che incide sul fenomeno. Ci sono economie, come quella cinese, i cui indirizzi sono dettati da piccole oligarchie, che possono rapidamente modificare, quando necessario, gli indirizzi stessi, senza incontrare difficoltà. Ecco, allora, profilarsi un punto di contatto fra crisi economica e crisi politica e delinearsi una spiegazione del perché tutti i governi europei sono oggi in crisi. Infatti, affrontare la situazione economica attuale richiede interventi impopolari, che nessun governo desidera adottare, temendo la perdita del consenso che queste scelte, fatalmente, comportano. Ma il fatto che l’Euro, in questo momento sia oggetto di speculazione riflette l’estrema debolezza dell’Europa. All’unione monetaria non corrisponde una unione politica. La mancata approvazione della Costituzione ha palesato la fragilità dell’Unione, che oggi risulta molto più debole che in passato. Alcuni Stati come l’Italia hanno debiti pubblici giganteschi. L’Italia spende ogni anno 70 miliardi di euro per pagare interessi sul debito pubblico e, per farlo, deve ricorrere alla contrazione di altri debiti. Tutto questo perché non si riesce a produrre ricchezza, come la crescita irrisoria del PIL, del nostro Paese, ben dimostra. In questa situazione serve uno sforzo di fantasia; bisogna costruire un nuovo modello di economia superando gli ostacoli frapposti da interessi consolidati di vario genere. L’augurio con il quale l’onorevole Antonione ha chiuso la sua relazione è che il mondo politico e la società civile possano ricreare quello spirito che permise ai Padri della Repubblica di rifondare il Paese, alla fine della II guerra mondiale.