La tradizione gastronomica veneta prevede, in novembre, la festa dell’Oca, da celebrarsi, oltre che con fiere ed altre manifestazioni dedicate, anche con una cena, tradizionalmente prevista nel giorno di San Martino. La festa di questo santo è associata a quella gastronomica dell’oca, perché si racconta che San Martino di Tours, cercando di sfuggire agli inseguitori che lo cercavano per convincerlo ad accettare la nomina a vescovo, finì con il nascondersi fra un gruppo di oche, che, però, con il loro starnazzare, rivelarono il suo nascondiglio. Quale, dunque, migliore occasione per i Soci del Club di Muggia di incontrarsi con gli amici della Accademia della cucina, della conviviale a ridosso dell’11 novembre? Ma proprio perché la conviviale non è solo l’occasione per soddisfare il palato, ma anche l’opportunità di fare cultura, che si è parlato dell’oca nel folklore e nella storia a cominciare dall’addomesticamento di questo volatile, avvenuto nella notte dei tempi, nel neolitico, come dimostrano i ritrovamenti di ossa d’oca in necropoli cecoslavacche, per continuare con i resti trovati nelle tombe in Egitto e Mesopotamia e con le leggende di Roma antica e dell’impero romano. Sotto Luigi XVI, intorno al 1700, si iniziò a preparare il famoso paté di fegato grasso con i tartufi. In tutta Europa, ma anche in Cina e nel resto del mondo è tradizione allevare oche, non solo per consumarne la carne ma anche per il loro piumaggio. Dell’oca, come del maiale non si butta via niente. Per questo l’oca viene anche definita il maiale con le piume. Come per il maiale, anche per l’oca è possibile contare un numero enorme di ricette e di modi di preparare la carne. In veneto la tradizione di consumare l’oca nelle prime settimane di novembre, prima dell’avvento, è radicata nel tessuto della cultura contadina. Novembre segnava oltre che la fine dell’anno liturgico anche la fine dei contratti agricoli. Ciò significava che i mezzadri lasciavano i poderi coltivati e se il loro contratto veniva rinnovato era l’occasione per festeggiare, anche con la cena dell’oca, ma provvedendo anche a prepararsi per l’inverno. L’oca, infatti, insieme al maiale rappresentava la riserva di grassi e proteine durante il periodo invernale, nonché merce di baratto da scambiare nelle fiere. Ecco spiegata, quindi, anche la necessità di conservare la carne, attraverso processi, che nei loro elementi fondamentali sono tutt’ora sfruttati anche ai nostri giorni, dall’industria alimentare, in grado di preparare e di commercializzare salumi ed insaccati, che rappresentano i prodotti più venduti, insieme con i sughi ed i ragù. A questo punto a nessuno sembrerà strano che quanto resta è di augurare a tutti: buon appetito!
L'oca nella gastronomia istro-veneta
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