Grazie a Domenico Rossetti quel gruppo di lettori volle rendersi indipendente per formare una Società viva che sarà determinante nello sviluppo culturale e sociale della città.
Le leggi austriache non tolleravano le associazioni private ma il tempo fu maturo nel corso della terza occupazione francese di Trieste ( 19 novembre 1809 – 17 maggio 1913). Col favore della nuova legislazione il primo di gennaio del 1810 prese così vita la Società del Gabinetto di Minerva, la più antica associazione culturale della nostra Regione, una delle più antiche d’Italia.
Domenico Rossetti era nato a Trieste il 19 marzo 1774, da una ricca famiglia di commercianti proveniente da Peschiera. (Il padre Antonio, nato a Fiume, discendeva per via materna dai de Scanderberg albanesi, nominato da Maria Teresa conte volle riportare col titolo nobiliare l’attributo «de Scander»),
Studente al Collegio Cicognini di Prato, di filosofia a Graz, di giurisprudenza a Vienna, Rossetti fu in gioventù un appassionato cultore di poesia e di lettere. Avvocato, specialista in diritto pubblico e privato, dedicò la sua vita a difendere, gli interessi materiali e spirituali della città e del suo Comune. Continua
Paziente ed instancabile, superando gli ostacoli frapposti molte volte dalla burocrazia asburgica, volle che la Minerva fosse attiva anche nell’assistenza dei più bisognosi. Lo prova l’apertura nel 1811 di un gabinetto medico gratuito a favore dei disagiati.
Fu uomo d’ingegno, di attività varia e multiforme che sviluppò anche delineando lo Statuto della città, il progetto per il codice marittimo, realizzò il cenotafio di Winckelmann, fu, con i “minervali” promotore del Civico Museo, dell’ospedale Maggiore, del rimboschirnento del Carso, del pio Istituto dei poveri, della Cassa di Risparmio. A favore della Civica Biblioteca Rossetti legò la sua importante raccolta petrarchesco - piccolominea.
Sull’esempio delle riviste storiografiche del mondo tedesco, nel 1829, Rossetti ha dato vita all’organo erudito deIla Minerva, «l’Archeografo triestino» - una delle prime riviste storiche italiane, che antecipa di tredici anni «L’Archivio Storico Italiano» del Ga binetto Vieusseux di Firenze.
Trieste divenne allora una città culturalmente d’avanguardia, e l’”Archeografo” fu considerato un punto di riferimento culturale non solo per la città per Gorizia e l’Istria, comprese nel Litorale Austriaco, ma anche per il Friuli.
Tra il 1829 e il 1837 Rossetti pubblicò i primi quattro numeri che raccolsero studi e documenti di archeologia, storia patria, statistica su Trieste e I’Istria e la superba opera del Tommasini sui Commentari sulla penisola ìstriana.
Il quinto volume che contava su uno studio dell’archeologo Giovanni Labus relativo al lapidario romano di Trieste, non potè venir pubblicato perchè Rossetti moriva il 29 novembre 1842.
Pietro Kandler ne raccolse l’eredità spirituale e dal 1843 al 1852 ma pubblicò l’importante risultato dei suoi studi su «L’Istria», un periodico stampato dalla Tipografia del Lloyd Austriaco.
Appena nel 1869, quando il partito popolare riconquisterà il Municipio, nel ricordo di Rossetti, la Società di Minerva riprenderà la pubblicazione dell’ «Archeografo».
Nascerà allora l’importante seconda serie della rivista alla quale daranno il loro contributo i migliori intelletti di Trieste, dell’Istria e del Friuli. Fra questi ricorderemo Carlo Buttazzoni, Attilio Hortis, Giovanni Benco, Alberto Puschi, Carlo Kunz, e Giuseppe Caprin, Bemardo,Benussi e Luigi Morteani, Vincenzo Joppi e Francesco di Manzano, Giuseppe Occioni Bonaffons e Carlo Gregorutti, Antonio Galzigna e Ugo Inchiostri.
La terza serie, diretta da Piero Sticotti, inizierà nel 1903 e, dopo la grande guerra, riprenderà le pubblicazioni con difficoltà, diventando nel 1938-39 l’organo della Deputazione di Storia Patria.
Da allora la Società di Minerva sarà costretta dal regime fascista a cessare la sua attività e verrà aggregata alla sezione di lettura del Dopolavoro dei Commercianti.
Nel corso della seconda guerra mondiale, la Città non dimenticherà il grande triestino che l’aveva aiutata a crescere nella modernità del tempo.
Il 29 novembre del 1942, al Teatro Verdi l’accademico d’Italia Artuto Farinelli nel suo discorso, pronunciato nel centesimo anniversario della morte di Domenico Rossetti, ricorderà…la Minerva apriva in quel tempo una breccia alla vita del pensiero…che resterà…una vittoria dello spirito sul mercantilismo invadente…
L’incontro sarà fondamentale per la rinascita dell’antica Società cittadina…
Grazie a Cesare Pagnini allora Podestà di Trieste e al gruppo dei suoi preziosi collaboratori usciranno i due volumi dedicati agli Scritti inediti di Domenico Rossetti. Oltre all’impegnativo lavoro, completato negli anni difficili dell’occupazione tedesca della città, il 4 luglio del 1944 verrà rifondata la Società di Minerva.
Con Cesare Pagnini offriranno allora nuovo impulso alla vita culturale delle nostre Terre Marino de Szombathely, Baccio Ziliotto, Silvio Benco, Letizia e Antonio Fonda Savio, Remigio Marini, Lina Gasparini, Camillo De Franceschi, Attilio Gentile, Oscar de Incontrera, Antonio Ciana, Oreste Basilio, Doro Levi, Fausto Franco, Bice Polli, Valnea Scrinari, Attilio Degrassi e altri illustri concittadini
La Società di Minerva oggi
Ha ottenuto il riconoscimento di Ente Morale con DPR 19.03.1973 n. 263, senza fini di lucro. Svolge e promuove varie attività culturali.
Nel corso dell’anno accademico, fissato da gennaio a giugno e da ottobre a dicembre, organizza dalle 25 alle 28 conferenze in collaborazione con personalità e vari Istituti Universitari italiani e stranieri, cadenzate nei Sabati della Minerva, che si tengono nella Sala “Giorgio Costantinides” del Civico Museo Sartorio.
Dal 1992, centocinquantesimo anno della morte di Domenico Rossetti, allo scopo di avvicinare i giovani alla Società, indice il Premio biennale “Minerva d’Argento” riservato ai laureati del Triveneto che hanno discusso le loro tesi, negli ultimi tre anni, in materia di storia, scienze, lettere ed arti su argomento giuliano o friulano, dell’Istria o della Dalmazia. Nel 2011 si è svolta la decima edizione. Oltre al premio in denaro e alla consegna del bronzetto argentato della Minerva – opera di A. Guacci - al vincitore viene riservata la pubblicazione della tesi, sull’”Archeografo Triestino” secondo le indicazione della Direzione. Della commissione giudicatrice fanno parte il Sindaco di Trieste e l’Assessore Regionale alla Cultura o un loro rappresentante. Nelle dieci edizioni del Concorso sono stati premiati 40 giovani laureati.
La Società pubblica dal 1829 l’«Archeografo Triestino», rivista annuale di storia, scienze, lettere ed arti (nel 2011 è uscito il n. LXXI della IV Serie = CXIX della raccolta).
Dal 2005 sono stati ristampati i primi 4 numeri della rivista (1829-1837).
Vengono pubblicati inoltre, come “supplemento dell’Archeografo Triestino”, i “Quaderni di Minerva”, dei quali sono finora sono usciti 22 fascicoli.
Ed ancora gli “Extra Serie dell’”Archeografo” (studi monografici dei quali dal 2002 ne sono usciti 9, il n. 1 è un volume doppio).
Nel 1994 la rivista ha ottenuto l’iscrizione nel Registro Nazionale del Garante per la radiodiffusione e l’editoria, fra le pubblicazioni di alto valore scientifico.
In questi ultimi anni la Società ha organizzato: nel 1989 col circolo Numismatico la mostra Le medaglie triestine; nel 1999 un Convegno Internazionale di Studio su Pietro Nobile architetto e il suo tempo; nel 2000, con l’ICOMOS, il Convegno Internazionale sul Restauro dei Monumenti nei Paesi dell’Est, esperienze a confronto e nel 2009, la giornata internazionale di studi sulle Accademie e Società Culturali tra Sette e Ottocento nel Litorale. Ha promosso e sostenuto, con la collaborazione dei Civici Musei di Storia ed Arte, il restauro del gesso della testa di Napoleone del Canova, quello del monumento a Domenico Rossetti, del monumento ai Caduti sul Colle di San Giusto e della statua di Sant’Eufemia all’Episcopio. Ha donato il busto di Domenico Rossetti al Politeama, ha curato la collocazione delle vetrate alla base del Campanile di San Giusto, a protezione dei resti romani. Ha dedicato una targa all’arch. Pietro Nobile nel 150° anno della morte, e una al ricordo dei duecento anni della Società sul Palazzo Pitteri in Piazza Unità d’Italia, che ha ospitato la sua prima sede.
Annualmente opera 140 scambi con biblioteche della Regione, di istituti universitari e culturali italiani ed europei (ricordiamo il Gabinetto Vieusseux di Firenze, istituti culturali ed accademie di Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Spagna, la Biblioteca della Sorbonne di Parigi), negli Stati Uniti e in Australia, indirizzi che figurano in ogni numero della rivista.
Per Statuto, modificato di recente, tutte le pubblicazioni ricevute in cambio vengono donate alla Biblioteca Civica di Trieste.
GINO PAVAN