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Ormai è chiara la necessità di intraprendere sul territorio italiano delle forti azioni di salvaguardia delle risorse energetiche ed ambientali a disposizione. Con queste parole, l'ingegnere Claudia Fedrigo, Coordinatrice del laboratorio interdisciplinare per l’EdiliziaSoStEnibile ed il Risparmio Energetico "ESSERE" del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICA) dell’Università di Trieste, http://www.dic.univ.trieste.it ha esordito nella sua relazione tenuta il 7 maggio 2008 presso il Rotary Club Muggia.  Allo stato attuale, ha poi proseguito, con il petrolio a 120 $ al barile e con le salate multe che l’Italia ha cominciato a pagare (circa 4.000.000 € al giorno) a partire dal 2008, a causa dello sforamento della quota delle emissioni dettata dal Protocollo di Kyoto, risparmiare energia e produrre meno inquinamento (anche in termini di CO2) è diventato un must.

Al fine di ridurre la domanda dei consumi, si deve andare ad incidere su più campi ed, in particolare, sul settore energivoro dell’edilizia. In termini di impiego di risorse e produzione di rifiuti, infatti, il comparto edilizio rappresenta uno dei settori dell'economia a impatto più elevato. Gli edifici contribuiscono in misura massiccia alle emissioni di gas a effetto serra sia in fase di costruzione, ma soprattutto in termini di bolletta energetica per il loro uso e mantenimento. La strategia che viene indicata per ridurre il “peso” di questo settore è quella dell’edilizia sostenibile, termine che indica un costruito caratterizzato da un impatto minimo sull'ambiente - edificato e naturale - in cui si trova. Un’edilizia cosiddetta sostenibile deve essere, quindi, il prodotto di una gestione oculata e responsabile dell’ambiente costruito, che deve risultare sano e confortevole, efficiente dal punto di vista delle risorse e rispettoso dei principi ecologici. Questo termine è stato coniato, principalmente, per indicare un differente tipo di approccio, rispetto all’edilizia degli ultimi cento anni.
Il 1900 è stato, infatti, protagonista di profondi cambiamenti nella vita e nelle abitudini dell’uomo. Sensazionali scoperte in ogni campo dello scibile, i primi passi sulla luna, uno straordinario sviluppo tecnologico hanno stravolto la visione deistica del mondo: l’uomo, per la prima volta dalla sua origine, si sente padrone della natura e in grado di poter raggiungere con l’intelletto ogni obiettivo. L’edilizia del ‘900 riflette questo nuovo modo di pensare, attraverso una massiccia introduzione di impianti e nuovi materiali (cemento armato, acciaio, alluminio, ecc.). L’architettura perde il suo regionalismo: il medesimo edificio può essere costruito in qualunque tipo di ambiente o clima (l’uomo è in grado di governare la natura e creare un microclima all’interno a seconda delle proprie esigenze). È l’esempio delle classiche cattedrali nel deserto, enormi edifici in vetro-acciaio, costruiti in climi estremamente caldi. Per poter mantenere un ambiente confortevole all’interno, a causa degli enormi apporti solari gratuiti che le superfici finestrate lasciano passare, è necessario condizionarli con enormi impianti energivori. Anche nel campo dell’edilizia convenzionale viene persa l’attenzione per le caratteristiche climatiche del sito di costruzione. Poco importa se l’abitazione è sempre buia perché non sono state progettate adeguatamente le superfici finestrate, o se non c’è sufficiente isolamento al caldo e al freddo: tramite gli impianti è possibile risolvere qualunque necessità. Per risolvere il problema di questa profonda dipendenza dall’energia e dai combustibili fossili, in generale, è necessario, innanzitutto, scollarsi di dosso l’impigrimento progettuale del secolo scorso e ricominciare a costruire come facevano i nostri avi ma, ovviamente, sostenuti da nuove tecnologie. L’edilizia sostenibile non ha, quindi, di per sé, nulla di innovativo. Serve solo da monito, indica un processo progettuale diverso dal precedente con un’attenzione ed un rispetto particolare per l’ambiente. Fortunatamente, questo messaggio, lanciato da esigenze sempre più impellenti, sta prendendo piede, soprattutto nei paesi industrializzati, principali responsabili del consumo di risorse. La risposta si traduce nel tentativo di inserire, tra i fattori e le variabili che concorrono alla definizione del progetto di un edificio, tecniche di risparmio energetico e di gestione delle risorse. Spesso, però, si affronta questo problema a valle di tante altre scelte già effettuate. Si cerca di trovare, allora, una soluzione semplicemente adottando un pannello fotovoltaico sul tetto quando ormai l’edificio è già stato progettato, ma, ovviamente, il risultato non può essere particolarmente efficace. Per ottenere un edificio che produca il minimo impatto sull’ambiente, si deve, necessariamente, partire dal progetto architettonico, pensando l’edificio nel contesto in cui dovrà sorgere e cercando di risolvere tutti i fabbisogni, utilizzando al massimo le risorse locali. Sicuramente, il primo passo è quello di pensare, fin da subito, ad un progetto calato nel territorio, che abbia un buon orientamento rispetto al sole (l’orientamento ideale è quello con l’asse principale parallelo alla direzione Est-Ovest), in modo da poter utilizzare il suo calore durante l’inverno, e che abbia una forma compatta, al fine di limitare al minimo le dispersioni di calore. Inoltre, l’edificio deve essere ben isolato, soprattutto sul lato rivolto verso Nord. Fondamentale è anche applicare le tecniche di raffrescamento, ad esempio,, tramite schermature che intercettino i raggi estivi del sole, o mediante la creazione di finestre e camini che creino uno ventilazione naturale all’interno dell’edificio. Le tecniche sono molteplici e possono portare a risultati inaspettati. Solo ponendo attenzione e serietà al nostro ambiente costruito si potrà pensare di superare alcune delle difficoltà negli approvvigionamenti di energia e risorse che inevitabilmente dovranno essere affrontare negli anni futuri.

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