- - -

Clicca per l'immagine full size

Marianna Accerboni, affermata light designer, organizzatrice di mostre  delle opere del maestro Ugo Carà e coautrice del catalogo dell’artista, il 21 maggio 2008, ha tenuto, coadiuvata dalla proiezione in dissolvenza delle opere del maestro, una relazione sulla vita e l’opera del grande artista muggesano. Dopo aver fornito alcune brevi note biografiche l’architetto Accerboni, durante la conviviale del 21 maggio, ha passato in rassegna le opere principali del Maestro, a cominciare dai disegni, per la maggior parte inediti, creati dal grande e poliedrico scultore triestino e oggi appartenenti alla collezione degli antiquari Bottarel & Foi di Brescia. L'architetto Marianna Accerboni è il critico di riferimento dell'artista triestino ed è curatrice di un'importante antologica delle sue opere allestita nel 2003 a Bruxelles. Il  poliedrico scultore si occupo' anche di pittura, acquerello, grafica pubblicitaria, incisione, design, arte della medaglistica, del gioiello e del tessuto, ceramica, architettura d'interni e d'esterni e moda.

Marianna Accerboni si è dedicata con impegno alla catalogazione delle opere dell’artista, la cui produzione è andata dispersa dopo la sua morte. Il suo lavoro è valso a datare con precisione i disegni sulla base di documenti anche inediti. Dell'ampia collezione di opere su carta, realizzate a matita, matite colorate, sanguigna, inchiostro, una parte hanno come tema la donna, soggetto prediletto dell'artista, il paesaggio, e, di quando in quando, la natura morta. Sono declinati ora con tratto essenziale, ora attraverso un fraseggio ricco di chiaroscuri e di riferimenti alla poetica novecentista e al lessico surreale. Tali opere su carta sono state oggetto di un importante trittico di esposizioni organizzate dalla Galleria Bottarel & Foi nella propria sede, ed in altre città.
Negli anni giovanili - riferisce Accerboni - Carà si era dedicato molto al disegno e lo riteneva disciplina fondamentale per lo sviluppo di molteplici aspetti dell'arte visiva e della progettualità. Contemporaneamente, aveva sperimentato l'acquerello e aveva fissato, fin dagli esordi, il suo segno efficace nell'incisione e in particolare nella linoleumgrafia.
In tutte queste tecniche il maestro agì secondo due direttive parallele, studiando e interpretando il reale - il ritratto, il corpo umano, il paesaggio, uno stato d'animo - attraverso quell'essenzialità della linea, volta all'interpretazione del vero, così pregnante e intensa nella sua semplicità, che ritroveremo anche negli antesignani oggetti di design, ideati da Carà in metallo e molto lodati da Gio' Ponti.
L'altra direttiva che l'artista seguì, nell'ambito del disegno, fu, invece, la rappresentazione del reale e del sentimento o dello stato d'animo, attraverso un insistito segno chiaroscurale, di ascendenza novecentista, che, nel delineare con generosità i volumi, già preludeva alla terza dimensione.
I successi di Carà - prosegue il critico - sono rimasti, finora, purtroppo, in gran parte, confinati ai lembi estremi del Nord Est italiano, nonostante l'inconfutabile qualità dei suoi lavori e le frequenti partecipazioni alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale romana e torinese, all'Expo' di Parigi e di Bruxelles e a numerosi appuntamenti di prestigio all'estero. Però gli apprezzamenti a livello internazionale non gli mancarono mai: basti pensare che già nel '37, quando Carà aveva solo 29 anni, l'architetto Marcello Piacentini gli commissionò una statua per il Padiglione Italiano all'Esposizione Universale di Parigi; nel -47 partecipò a New York, accanto ad alcuni dei più prestigiosi artisti italiani del novecento, tra cui Afro e Mirko Basaldella, Campigli, Casorati, Clerici, De Pisis, Marini, Melotti, Morandi, Santomaso, Sassu e gli architetti Michelucci e Sottsass, a una mostra intitolata -Handicraft as a Fine Art in Italy-, presentata da Carlo Ludovico Ragghianti. In quell'occasione, il Metropolitan Museum acquistò una tovaglia da lui disegnata. Di recente alcune sue opere di design dei primissimi anni trenta sono state esposte alla -Estorick Collection- a Londra in seno alla mostra -Under Mussolini. Nel 2001 la Mitchell Wolfson Jr. Collection, iniziata negli anni Ottanta da Mitchell Wolfson e divisa tra Miami Beach in Florida e Genova, acquistò alcune sue opere. Una serie di immagini dei suoi lavori per l'arredo navale sono state, inoltre, pubblicate nella mostra -Six wonderful days.
Tutta la poetica di Carà - conclude Accerboni - ruota intorno al segno: un segno perseguito in tutte le discipline artistiche esperite dal maestro, come aveva egli stesso dichiarato, nel luglio 2003: -  Prediligo tutte le discipline artistiche concernenti il segno, cioè la scultura, il disegno, l'incisione, l'architettura-.
Purtroppo, delle numerose opere dell’artista esiste una unica collezione: quella che il museo Carà è riuscito a ricomporre a Muggia. La gran parte della produzione del maestro è andata venduta dopo la sua morte e dispersa fra molti acquirenti. Per questo, il lavoro di catalogazione e rivisitazione critica delle opere del grande artista muggesano, cui l’architetto Accerboni si dedica da tempo, riveste una enorme importanza per la salvaguardia della memoria della produzione artistica di Ugo Carà.

mod_eprivacy