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“Trieste: grande viabilita’ e dintorni: viaggio storico tecnico e curioso attraverso i secoli lungo le strade di Trieste” è stato l’interessante tema di una conversazione che il socio del Rotary Club Muggia, Sergio Ashiku, Direttore dell’Ufficio Servizio Strade del comune di Trieste, www.retecivica.trieste.it ha tenuto il 3 settembre 2008 presso la sede del Club.
L’ing. Ashiku ha iniziato la sua presentazione ricordando come Trieste, per la sua configurazione geografica, abbia sempre avuto un accesso facile dal mare ed un accesso molto difficile dal suo entroterra. Ciò è dovuto alla presenza del ciglione carsico, presente immediatamente alle spalle della città. Sotto la dominazione romana, Trieste venne inserita nella rete delle strade consolari dell'Italia nord-occidentale: la Via Gemina in direzione di Aquileia e la Via Flavia in direzione della penisola istriana.

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Nel periodo romano, Trieste, considerata come luogo di passaggio dalla decima provincia per l’Istria, era attraversata dalla via Flavia. Fatta costruire, nel 78 d.C., dall’imperatore Tito Flavio Vespasiano, con le caratteristiche di una strada militare, partiva dall’importante centro di Aquileia e rendeva più facili i collegamenti fra le città costiere dell’Istria. Per mole, era assolutamente sproporzionata alle esigenze comerciali della Tergeste di allora, abitata da un esiguo numero di abitanti affacciati sul mare, fino ad allora agevole via di comunicazione per i piccoli centri della costa vicino a Trieste, ma rispondeva alla esigenza di una rapida mobilizzazione di truppe e di materiali da guerra verso l’Istria e la Dalmazia.
Altre strade degne di questo nome non ve ne saranno per parecchi secoli, sia per il carattere tormentato che presenta l’orografia dell’immediato entroterra triestino, sia per l’insicurezza dovuta alle ripetute invasioni barbariche da Est, per le quali la regione costituiva comoda porta di accesso. Fino al Settecento, alla via Flavia, che, spezzata nel suo tracciato dalla città murata, prendeva due nomi distinti (strada del Friuli e strada per l’Istria), si affiancarono solo strade di interesse locale.
Nel secolo XVIII, quando fu proclamato il Porto Franco si evidenziarono maggiormente le difficoltà dei collegamenti terrestri. A Trieste si arrivava da oriente, per un percorso che attraversava la Carniola e scendeva per il vallo di Postumia, o da settentrione, per la scomoda strada di Plez, che collegava la Carinzia, passando per la valle dell'Isonzo, e Gorizia.
Sul fronte terrestre, l'emporio triestino si poneva il problema del superamento del gradino carsico posto alle sue spalle. Nel 1779, il governatore Zinzendorf inaugura la via Commerciale per agevolare le comunicazioni con l’altipiano e, quindi, il trasporto delle merci per l’Istria e la Germania. Il terreno tormentato ed acclive la rende sinuosa e le conferisce una pendenza in certi punti addirittura proibitiva, specie per i mezzi di allora.
Nell’Ottocento venne realizzata un’altra strada importantissima per Trieste: la Strada Nuova per Opicina. Il 1° settembre 1930, sotto il governatore Porcia, si inaugura la Strada Nuova per Opicina.
L’importanza di questa via risiede nel fatto che essa, praticamente fino all’apertura della costiera (1930), è la principale via di comunicazione verso l’Italia e l’Austria e contende il primato dei traffici per l’Istria alla vecchia direttrice della strada postale per Fiume.
Dopo anni di lavori sospesi e ripresi, fondi non sempre disponibili, con una spesa di dieci milioni di lire, nel maggio del 1928 viene inaugurata la nuova strada Costiera. Aperta ufficialmente il 16 agosto 1928, lunga 11 chilometri, larga 9 metri, parte dai 90 metri di altezza di Aurisina e arriva, in discesa, a livello del mare a Miramare. Questa strada fu, da subito, considerata una delle più pittoresche e suggestive strade italiane, anzi europee, e una delle più pericolose, data l’elevata velocità cui viene percorsa, nonostante i limiti, e la relativa ristrettezza della carreggiata.
Negli anni ’50, il Governo Militare Alleato provvide alla costruzione della “Camionale”, per collegare Opicina con Sistiana.
Negli anni ‘60/’70, venne realizzata l’autostrada della Serenissima che collega Venezia e Trieste. Negli anni ’80, inizia la realizzazione della Grande Viabilità Triestina. Il progetto mira a collegare il porto con la rete autostradale, in direzione occidentale, con la Serenissima (A4) e verso nord con l’Alpe Adria (A23), in direzione del valico Italo-Austriaco di Tarvisio. Nell’88, è stato aperto al traffico il primo tronco: dalla radice del molo VII fino allo stabilimento della Grandi Motori, nel comune di S.Dorligo della Valle, quindi, fino a Cattinara. Iniziati alla fine del 2002, proseguono, secondo i tempi e le modalità previste, i lavori per la realizzazione dell’ultimo tratto (Cattinara-Padriciano) della Grande viabilità Triestina. Il tratto sarà in grado di collegare direttamente Cattinara a Padriciano, ultimando il collegamento della Grande Viabilità Triestina alla rete stradale nazionale e internazionale. I dati statistici che riguardano questa opera, di cui è imminente l’inaugurazione, sono presto detti: il costo è di circa 155 milioni di euro; la lunghezza del tratto è di 5,5 Km, la pendenza media è del 2,7%, la pendenza massima  del 3,8%; il dislivello superato è di 147 m, la lunghezza delle gallerie Carso è di 2890 m, quella delle gallerie Cattinara di 271 m; il viadotto di Cattinara misura 333 m, con un’altezza massima dei piloni di circa 40 m. 

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