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L’esperienza vissuta da un diciannovenne nell’ultimo anno di guerra nel 1944-45 a Berlino è  il tema del libro presentato dall’Autore al Rotary Club di Muggia, durante la conviviale del 15 ottobre 2008. Il diciannovenne è lo stesso Autore: Ranieri Ponis, che, nell’ultimo anno della seconda guerra mondiale, si è trovato a Berlino a prestare servizio come interprete. Il suo accreditamento presso l’ambasciata d’Italia nella veste di giornalista autorizzato ad occuparsi di inchieste giornalistiche sullo stato dei lavoratori italiani nel terzo Reich, gli ha permesso di vivere una esperienza dalla forte carica emozionale.

Questa carica egli la trasmette al lettore attraverso le pagine del suo libro dal titolo: Berlino 1944-1945: testimonianza oculare. Si tratta di una serie di racconti, documentati e puntuali, scritti non certo con il taglio storico, ma con la passione e la sensibilità del giornalista, che ha vissuto in prima persona la realtà devastante di una città alla fine di un ciclo storico, sottoposta a continui bombardamenti ed alla mercé di invasori abbruttiti e feroci.  

I racconti sono i più diversi ed affrontano gli avvenimenti più rilevanti sia dal punto di vista personale che da quello storico. Ne emerge un quadro di grande sofferenza e drammaticità, in cui la violenza e la morte sono l’esito di una ideologia delirante. In questo contesto, un’attenzione particolare è dedicata alla sofferenza delle donne, vittime della violenza dell’aggressore ed esempio di coraggio fino a raggiungere l’eroismo. Ranieri Ponis racconta tutto questo con la sensibilità di chi, decantate le passioni che giustificherebbero una comprensibile animosità, è capace di descrivere, con un tratto incisivo e mai retorico, gli avvenimenti che lo videro protagonista, incluso l’avventuroso ritorno e il difficile reinserimento sociale in una Trieste, il cui destino, alla fine della guerra, è stato drammaticamente simile a quello di Berlino. Anche Trieste e l’Istria, terra natia dell’Autore, hanno conosciuto le violenze dell’invasore, per la scelta fatta dagli alleati di ritardare l’occupazione di queste aree geografiche, lasciate volutamente nelle mani di coloro, che non aspettavano altro per sfogare l’odio a lungo represso.

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