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Il rapporto delle donne con la scrittura si è sempre misurato con le consuete domande: Esiste una specificità femminile nella scrittura? Le donne scrivono in modo diverso dagli uomini? Esiste sempre, a prescindere dal tema trattato, un’ottica femminile? Sono queste le domande alle quali Carla Carloni Mocavero, http://www.carlacarlonimocavero.it/   poeta, scrittrice, da sempre attiva nell’associativismo e nel sociale, ha cercato di dare risposta nel corso della conversazione tenuta presso il Rotary Club di Muggia, durante la conviviale del 19 novembre scorso.   Una radicata convinzione  è stata, da sempre, collegata alla scrittura femminile: specialmente in passato, si è messo in dubbio il suo effettivo interesse artistico, e, spesso, i critici l’hanno considerata uno sfogo, un’effusione personale senza agganci con quei valori universali che si attribuiscono all’arte. C'è ancora chi pensa che la scrittura al femminile sia qualcosa che ha a che fare col cuore e i sentimenti, mentre quella al maschile sia soltanto una questione di intelligenza e ragione.

Discorso , questo, delicato e pericoloso, che ha oscurato un ricco patrimonio di esperienze letterarie in particolare tra ‘800 e ‘900, rendendo poco visibile una presenza, quella femminile, in realtà molto vitale. In questo periodo, molte donne hanno scritto libri anche non caratterizzati da una specifica “presa di coscienza”, ma non meno interessanti di molti libri maschili, libri che sono stati ignorati nelle storie letterarie e nelle antologie, che sono “scomparsi”, liquidati dai “critici laureati” come “senza valore”. Eccessivo lirismo, autobiografismo compiaciuto, sentimentalismo sono i vocaboli più ricorrenti. Eppure, a partire dall’ 800, numerose autrici hanno scritto poesie e storie con risvolti psicologici e sociali di estremo interesse. Sicuramente i loro scritti leggono la storia per le sue ricadute nell’ambito della famiglia e per riportare le emozioni, il “di dentro”, la visceralità di uno scrivere senza filtri e senza censurare il sentimento. La scrittura al femminile è una definizione che abbraccia la vita, il mondo e la storia vissuti e detti attraverso l' essere donna. Ciò ha determinato la svalutazione immediata della letteratura al femminile, non tanto sulla base di un’analisi critica attenta, ma proprio sulla base della visione del mondo, per criteri, dunque, di pregiudizio sessista. I valori che hanno prevalso sono stati quelli maschili, sono stati gli uomini a decidere cosa avesse o no valore o significato universale. Il calcio e lo sport sono importanti, la moda, i vestiti, sono futili. Questo è un libro importante, suppone il critico, perché tratta di guerra; questo è un libro insignificante, perché tratta dei sentimenti delle donne in un salotto.
Tuttavia, il modo di scrivere al femminile, che non riporta gli avvenimenti attraverso l’esperienza personale, come fanno gli uomini, ma che per la donna è identificazione, conferma del Sé come individuo e come genere, fa sì che ogni donna che maturi una sua consapevolezza e riesca a darvi forma attraverso lo scritto, non parli solo per sé, ma parli per tutte le donne.
La scrittura ha una straordinaria valenza simbolica: è il potere degli iniziati, dei sacerdoti, degli scribi, è potere non solo di espressione e comunicazione, ma di gestione dei “segni”, di interazione tra la mente e le cose, l’Io e il mondo. Questo rapporto tra silenzio e parola, tra silenzio e parola scritta, ha ricevuto forza icastica e valore di simbolo in alcune scrittrici famose come Oriana Fallaci. La scrittura femminile, più di quella maschile, è costruita sulla ricerca della verità. Scrivere è riflettere su se stesse, guardare a costo di trovare il buio e l’orrore. Una caratteristica della donna che scrive è il richiamo dell’estremo, il suo non mediare, nell’arte come nella vita. Una volta presa coscienza, la donna che agisce la sua ribellione non media, vi si consegna senza riserve, proprio come ha fatto Oriana Fallaci. E, a volte, le scelte estreme implodono in se stesse e la parola non riesce ad essere salvifica. Molte, moltissime donne non si sono salvate attraverso la parola. Il vissuto, il contesto sociale spesso contraddicono l’esigenza interiore, il sogno. Tante donne che hanno escluso il silenzio si sono trovate strette nella trappola di inestinguibili conflitti. L’identità conquistata, a prezzo di tanta scissione, non è ancora libertà. Oggi, la donna che scrive non fa più notizia né scandalo, anzi fa tendenza, e moltissime sono le donne che pubblicano distinguendosi anche nei più prestigiosi premi letterari. Ma nonostante si pubblichi molto, non sempre gli scritti delle donne si staccano da un livello medio e banale. In una società segnata da un’involuzione culturale, dove si dà ormai per scontato che non ci sia più una questione femminile, una società che scambia la leggerezza con la superficialità, e la “rivelazione” con l’esternazione, il rischio è che la parola femminile si addomestichi e perda la sua forza dirompente, che non incida più, non sia più chiave d’accesso alla rivelazione dell’animo femminile. Per questo motivo, in una società così, è importante che la parola sempre di più mantenga la sua forza e la sua luce. E’ importante che, attraverso la parola, noi continuiamo a cercarci, per raggiungere e amare interamente la nostra complessità. Queste sono le motivazioni che continuano a spingere la Dr.a Mocavero ad organizzare ogni anno il “Concorso Letterario Internazionale Scrittura al femminile Città di Trieste”.
La Relatrice ha chiuso la conversazione leggendo alcune sue poesie.

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